172 voti a favore e 144 contrari ed il Senato spagnolo ha approvato tassa sui link.
Fornire un link o un'anteprima anche solo di titolo e sommario tramite un aggregatore (dunque non è una faccenda che riguarda solo Big G) in Spagna adesso è considerata un'azione da compensare alla fonte che ha di fatto realizzato quella notizia.
La nuova legge sul copyright entrerà in vigore il primo gennaio 2015 ed è stata approvata anche in seguito alle forti pressioni di alcune associazioni di editori, soprattutto l’Asociación de Editores de Diarios Españoles (AEDE).
Gli editori hanno ottenuto l’inserimento di alcune regole specifiche per il trattamento degli articoli da parte dei motori di ricerca e degli aggregatori. Le regole sono meno severe per quanto riguarda i social network, dove i contenuti in anteprima sono segnalati dai singoli utenti, con meccanismi di visibilità non comparabili con quelli delle pagine di Google News.
La legge non stabilisce nemmeno con precisione la quantità di denaro che ogni aggregatore dovrebbe pagare per il diritto d’autore ai giornali interessati.
La reazione di google è stata lapidaria: dal 16 dicembre chiuderà Google News Spagna.
Le notizie dei giornali saranno ancora indicizzate sul motore di ricerca web, ma non esisterà più un aggregatore di notizie.
Questo il comunicato da parte di google:
Sfortunatamente, in seguito all’entrata in vigore della nuova legge spagnola, a breve dovremo chiudere Google News in Spagna. Le nuove regole richiedono a ogni editore di domandare a servizi come Google News di essere pagati anche solo per la pubblicazione delle piccole anteprime dei loro articoli, che lo vogliano o no. Poiché Google News non raccoglie direttamente denaro (non mostriamo nessuna pubblicità sul sito) questo nuovo approccio non è sostenibile. È quindi con grande dispiacere che il prossimo 16 dicembre (prima che la legge entri in vigore a gennaio) rimuoveremo tutti gli editori spagnoli da Google News e chiuderemo il servizio in Spagna.
E' la stessa linea intransigente che Google ha adottato con successo in Germania, per una questione simile. Dopo che Google ha smesso di aggregare le notizie dei giornali tedeschi, le visite ai siti degli editori sono calate del 80%, con conseguente caduta degli introiti pubblicitari.
E' stato un po' come spiegare a dei bambini le conseguenze delle loro marachelle con un esempio pratico.
E' una conseguenza talmente ovvia che viene da chiedersi in che secolo vivano gli editori (tedeschi e spagnoli, ma anche francesi, inglesi ed anche in Italia si sta muovendo qualcosa contro google).
Chiunque abbia anche un piccolissimo blog capisce l'importanza di essere presenti su un aggregatore di notizie .
Personalmente ho selezionato i principali aggregatori italiani e puntualmente segnalo gli articoli di tutti i miei blog, perchè solo facendo girare la notizia si possono ottenere visite.
Sperare che un blog, ma anche un giornale, attiri visite solo con accesso diretto, senza passare da portali e motori di ricerca è un'utopia.
L'utente che cerca una qualsiasi notizia non digita l'indirizzo di Repubblica, Corsera, Messaggero o Libero. L'utente che vuole sapere di più su un qualsiasi argomento si reca il 90% delle vote su google, il 5 % su Bing, il 3% su Yahoo e cerca la notizia sul motore di ricerca.
Chiunque lavora in rete sa che le proprie notizie devono poter viaggiare libere, un titolo ed un riassunto da concedere gratuitamente e con mille ringraziamenti a chiunque la voglia pubblicare, ovviamente con relativo link alla fonte.
Pensare che chi pubblica il link alla nostra notizia stia guadagnando alle nostre spalle significa non aver capito il valore di essere nominati. Dovrebbero essere gli editori a pagare Google per le visite che gli porta, non il contrario.